La
Caritas diocesana ha indirizzato i propri interventi del
2005, all’osservatorio delle povertà, ai centri di
ascolto, al servizio di volontariato, agli immigrati, al
progetto Giona (assistenza ai familiari dei carcerati),
alla tossicodipendenza, al servizio civile e al progetto
pace, giustizia e salvaguardia del creato. Delle
molteplici attività il direttore don Attilio Foscaldi ha
concentrato l’attenzione sui Centri di ascolto, sul
servizio immigrazione e sulla tossicodipendenza
illustrandone le attività svolte. Quali le principali
attività svolte? “Dopo aver aderito alla rete nazionale
dei centri di ascolto abbiamo attivato -dichiara don
Foscaldi- alcuni centri a Cassano, Lauropoli e
Castrovillari. L’obiettivo è stato quello di superare
l’assistenzialismo e lavorare con lo stile della
promozione, riconoscendo dignità e responsabilità ad ogni
singola persona, rendendola soggetto del progetto che la
riguardava. Nello scorso anno l’attività si è focalizzata
sull’accompagnamento e sulla formazione degli operatori
dei centri di ascolto”. Il centro immigrati in quale
ambito di è mosso? “Il centro immigrati ha curato
l’accoglienza degli immigrati appena giunti in Italia e di
quelli che avevano già avviato un percorso di autonomia.
Allo sportello di Cassano centro si sono affiancati gli
sportelli di Castrovillari e Trebisacce dove la presenza
di immigrati è abbastanza rilevante. Il centro ha intesso
ricostruire il profilo complessivo dell’immigrazione nel
territorio diocesano, seguire l’evoluzione del quadro
legislativo in materia di immigrazione, tentare una
mediazione tra le diverse culture ed offrire un servizio
di ascolto e di accompagnamento. Dalle rilevazioni
effettuate dai tre centri di ascolto si è constatato che
il 72% dei presenti sono donne e il 28% uomini. Nel corso
dei mesi è stata offerta, anche a coloro che erano
sprovvisti di permessi di soggiorno, assistenza in materia
di lavoro, regolarizzazione, assistenza sanitaria, sociale
e legale.” Da quali nazioni europee provengono gli
immigrati della diocesi? “Divisi per nazione di
provenienza queste sono le presenze: Romania 22,80%; il
15,20% Ucraina, Maroccco Albania; Polonia il 10,10%,
mentre l’altro 11,40% è costituito da Bielorusssia,
Lituania, Repubblica Ceca, Togo, Nigeria, Russia e
Moldavia.” Quali le attività promosse dalla caritas per il
progetto Giona? “Per il progetto Giona, cioè assistenza ai
familiari dei detenuti, abbiamo cercato di stringere un
rapporto umano più solidale tra il carcere e il territorio
diffondendo la cultura della legalità nelle coscienze
delle persone.” Ma in pratica cosa avete fatto? “Abbiamo
cercato di essere -ha aggiunto don Foscaldi- un punto di
contatto tra detenuti, sottoposti alle misure alternative
alla detenzione, le famiglie dei detenuti e il mondo del
lavoro, attraverso borse di formazione lavoro.
L’organizzazione del progetto prevedeva cinque contratti
di formazione borsa-lavoro che poi sono saliti a sette e
hanno accompagnato l’inserimento temporaneo di soggetti
svantaggiati in alcune aziende. Con tali attività le
nostre operatrici hanno contattato ben settanta famiglie
di detenuti o ex detenuti, con le quali si intrattengono
rapporti di collaborazione fiduciaria. Il Centro continua
ad erogare servizi di assistenza ai giovani detenuti, ex
detenuti, ai detenuti sottoposti a misure alternative alla
detenzione e ai loro familiari, attraverso l’ascolto dei
bisogni, l’accompagnamento e gli interventi particolari.”
Come si nota particolarmente apprezzata è stata l’opera
della Caritas. |