Il
sovraindebitamento dovuto a interventri chirurgici di
familiari, o a malattie temporanee, o a perdita del posto
di lavoro, o alla gestione poco responsabile delle finanze
familiari o aziendali spingono spesso verso forme di
indebitamento che non consentono più l’accesso al credito
ordinario presso le banche e quindi sospingono le persone
nelle mani degli strozzini. Queste sono le conclusioni
alle quali giungono i responsabili della Fondazione
antiusura S. Matteo apostolo di Cassano che opera in tutta
la Calabria ormai da oltre dieci anni. La fondazione,
voluta da un gruppo di volontari e promossa dall’allora
vescovo di Cassano mons. Andrea Mugione (oggi presidente
di analoga fondazione a Crotone) gestisce i fondi dello
Stato in forza della legge sull’antiusura e antiracket dal
1996. Per conoscere come vanno le cose, abbiamo chiesto al
presidente della Fondazione, don Attilio Foscaldi, il
bilancio delle attività del 2005. “Nel 2005 abbiamo avuto
qualche ascolto in meno rispetto al 2004, sono stati casi
di famiglie e di piccoli operatori economici che si sono
rivolti alla fondazione per accedere ai fondi del
ministero del tesoro, attraverso le banche convenzionate
con noi. Non tutte le richieste sono state accolte perché
non ricorrevano, per molti dei richiedenti, i presupposti
contemplati dalla legge. Molto spesso io e i miei
collaboratori, che fanno parte del gruppo di ascolto, ci
sentiamo impotenti e sconfortati da tanti casi che dal
punto di vista umano andrebbero tutti aiutati a braccia
aperte: però spesso la legge non ci consente di accogliere
le varie richieste”. Da dove provengono, chi sono e perché
si rivolgono alla fondazione le persone che chiedono
aiuto? “ Dal 1996 ad oggi abbiano ascoltato ben 1.117
casi, 148 nel 2004 e 106 nel 2005. Le persone provengono
oltre che dalle province calabresi anche dalle province di
Taranto, Potenza e Messina: specialmente coloro che
provengono da fuori regione non li possiamo aiutare per
difetto di giurisdizione e carenza di requisiti, e perciò
cerchiamo di indirizzarli verso le fondazioni consorelle
esistenti nelle regioni di provenienza. Per quanto
concerne le attività devo purtroppo constatare che il
fenomeno del sovraindebitamento e il rischio di cadere
nelle mani degli usurai è comune a molti: da noi sono
venuti lavoratori dipendenti, pubblici e privati, i quali,
allettati dalle facili propagande, si indebitano in modo
sproporzionato con più di una finanziaria, con l’impegno
di iniziare a pagare fra un anno, senza che abbiano la
certezza di avere un maggior reddito.” Vi sono tra questi
anche professionisti e commercianti? “Sì, certamente, dopo
i lavoratori dipendenti seguono i commercianti, gli
artigiani e i piccoli imprenditori. Per questa categoria
devo precisare un fatto. Quando queste persone ci chiedono
di essere ascoltate, ci accorgiamo che la causa
dell’indebitamento è il ritardo dell’accredito di somme
previste dalla legge, da parte della pubblica
amministrazione. Gli artigiani si lamentano che la banca
alla quale si sono rivolte per un prestito per l’attività
non è stata istruita per tempo e che i debiti sono
lievitati; gli altri enti che hanno finanziato
l’imprenditoria femminile o il prestito d’onore, o
l’avviamento di altre attività anche di carattere
agricolo, non hanno corrisposto nei termini previsti, le
somme erogate anni prima. Come si vede la responsabilità è
dei richiedenti che non hanno contratto quello che noi
chiamiamo il “debito responsabile”, però è altrettanto
vero che la pubblica amministrazione e le banche fanno il
resto per ridurre sul lastrico giovani lavoratori,
laboriosi padri di famiglia e anche professionisti e
pensionati”. Lodevole l’azione della fondazione di
Cassano, ma spesso non riesce ad esaudire le numerose
richieste. |